03 Mag Pnrr, spinta per le comunità energetiche
Le comunità energetiche rinnovabili (Cer) introdotte in Italia nel 2020 con l’art. 41 bis del decreto Milleproroghe, sono associazioni tra cittadini, Pmi, ed enti locali che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti per la produzione e l’autoconsumo condiviso di energia elettrica da fonti rinnovabili, per favorire lo sviluppo sostenibile e ridurre la dipendenza energetica dal sistema elettrico nazionale. La legge non specifica la tecnologia rinnovabile da adottare, ma quella che si presta a sfruttare meglio i vantaggi del provvedimento è il fotovoltaico.
L’energia elettrica autoprodotta può essere consumata immediatamente, scambiata o stoccata in sistemi di accumulo. Il decreto 199/2021 che attua la direttiva 2018/2001/UE ha esteso la potenza massima installabile da 200 kW a 1 MW e quindi la possibilità di costruire comunità più grandi.
Comunità energetiche: finanziamenti per la transazione ecologica
Le comunità energetiche attualmente presenti in Italia sono poco più di 20, con istallazioni di taglia compresa tra i 20 e i 50 kilowatt picco, ma il PNRR spinge in questa direzione. Prevede, infatti, finanziamenti specifici per favorire la diffusione delle modalità di autoproduzione e autoconsumo collettivo stabilite dalla normativa italiana, stanziando per le comunità energetiche rinnovabili e i sistemi di autoconsumo collettivo oltre 2 miliardi di euro.
L’investimento mira ad installare circa 2.000 MW di nuova capacità di generazione elettrica in configurazione distribuita da parte di comunità delle energie rinnovabili e auto-consumatori. Ipotizzando una produzione annua da fotovoltaico di 1.250 kWh per ogni kW, si produrrebbero così circa 2.500 GWh annui, in grado di evitare l’emissione di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
La maggiore diffusione delle comunità energetiche sarebbe coerente sia con i target nazionali ed europei sulla transizione ecologica, sia con la necessità di mettere in campo azioni strutturali contro il caro bollette e la guerra in Ucraina.
Da un lato, si osserva nello studio, le comunità possono contribuire ad accelerare l’utilizzo di energie da fonti rinnovabili e a favorire la ricerca di nuove soluzioni per aumentare l’efficienza dei sistemi esistenti, stimolando l’innovazione tecnologica per ridurre al minimo l’impatto ambientale senza compromettere la crescita e lo sviluppo sostenibile. Dall’altro lato, la diffusione delle comunità energetiche può costituire un importante strumento di contrasto alla povertà energetica: a fronte della recente volatilità dei prezzi di fornitura, tali realtà possono permettere di contenere i costi sia per le utenze domestiche che per quelle non domestiche.